Guida ai fondi archivistici presenti presso il Centro Bibliografico

Fondo della Famiglia Artom

contesto gerarchico
livello di descrizione fondo
Titolo Fondo della Famiglia Artom
data 1725 - 1928
consistenza buste 104
storia archivistica Secondo un documento dattiloscritto, firmato da Emilio, Guido, Vittorio ed Eugenio
Artom e allegato in copia fotostatica alla pratica di acquisizione del Fondo della Famiglia
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Artom da parte dell'UCEI, nel 1942 si era proceduto alla divisione di tutte le carte e ricordi
di famiglia. Il documento chiariva che si trattava di tutti i documenti ad eccezione quelli
caduti nell'eredità del senatore Isacco Artom e assegnati al nipote Ernesto, ai sensi
dell'articolo "D" del suo testamento. Per carte si intendevano tutti gli scritti di qualunque
tenore eccetto quelli che riguardano Vittorio, Alessandro, Ernesto e i loro figli. Tali carte
e oggetti sarebbero stati riuniti a via Cavour 22 esposti "alle 3 parti" per essere
riconosciuti e divisi. Nei casi di dubbia appartenenza le carte sarebbero state versate in
un fondo comune, eccettuate quelle che si sarebbe deciso di distruggere di comune
accordo.
A tale scopo Vittorio avrebbe messo a disposizione un locale nel palazzo di Asti in via
Cavour 22. Ogni ramo della famiglia si sarebbe riservato di conferire a tale fondo, in
originale o in copia, tutti i documenti e cimeli atti ad illustrare l'opera degli ascendenti
dei rami stessi.
Con ogni probabilità il presente archivio nasce dalla divisione del 1942.
A causa degli eventi alluvionali che nel 1994 interessarono la città di Asti, le carte furono
trasferite in Veneto, in località Spinea (VE), nella casa di campagna di Giovannina Sullam
Reinisch, figlia di Henriette Artom (figlia di Vittorio) e Angelo Sullam.
Su incarico della proprietaria nel 1996, l'archivio fu sottoposto ad una "prima ricognizione
sulle tipologie documentarie e sugli estremi cronologici degli atti", come scrive la persona
alla quale all'epoca fu affidato il lavoro, Anna Colò Navarro.Tale primo lavoro di
ricognizione si è concentrato unicamente su 6 contenitori ed ha prodotto in particolare
una schedatura analitica di parte della corrispondenza cui si può fare riferimento per
ricerche più approfondite. Appunti e scritti, redatti su fogli volanti o post-it adesivi gialli
applicati "direttamente" sulle carte, sono stati rintracciati in modo sparso su molto
materiale e debitamente rimossi.
storia istituzionale/amministrativa, nota biografica Le tracce della presenza della famiglia Artom ad Asti risalgono al 1610, data dei primi atti
notarili conservati presso l'Archivio di Stato di Asti. Secondo Elena Rossi Artom, autrice
del volume Gli Artom. Storia di una famiglia della comunità ebraica di Asti attraverso le
sue generazioni (XVI-XX secolo), Zamorani, 1997, la famiglia Artom sarebbe originaria di
Francoforte. Dal primo Artom giunto "da terra tedesca", Abram, si dispiega a una dinastia
che visse ad Asti per 14 generazioni.
Quelle che interessano le carte conservate nell'Archivio Artom coprono l'arco
cronologico che va dalla nona generazione, secondo il calcolo di Rossi Artom, sino alla
dodicesima, ossia da Israel Artom, nato ad Asti nel 1758 di professione banchiere, a
Vittorio Emanuele Artom, ragioniere, nato ad Asti nel 1857.
Tra questi due estremi temporali l'albero genealogico della famiglia Artom si articola nel
seguente modo:
Sposatosi con Bella Segre (1771-1823) Israel Artom ebbe 10 figli di cui solo 5 superarono
il terzo anno di vita: Moise (1791-1844), Adassà Ester (1793-1877), sposata con Angelo
S. Luzzati, Raffael Beniamino (1795-1859), sposato con Benedetta Segre, Consolina
(1797-1857), sposata con Isacco R. Artom, e Debora (1806-1839), sposata con Sansone
Debenedetti.
Dal matrimonio tra Raffael Beniamino e Benedetta Segre, avvenuto nel 1819, nacquero
sei figli: Salvatore (1820-1843), Joseph Chajim (1823), Israele (1824-1891), Dolce (1826-
1885), Alessandro (1827-1890) e Isacco Yonatan (1829-1900).
Nel 1854 Israele sposò Enrichetta Ottolenghi. Dal loro matrimonio nacquero dodici figli
di cui solo cinque superarono il nono anno di vita: Vittorio Emanuele (1857-1948),
Camillo (1861-1890), Maria Clotilde (1865-1889), Alessandro (1867-1927) ed Ernesto
(1868-1935).
Vittorio sposò nel 1891 Gemma Pugliese dalla quale ebbe tre figli: Enrichetta, detta
Henriette, (1892-1975), Camillo (1893-1970) ed Eugenio (1896-1975).
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Le carte che formano l'archivio Artom sono passate, di generazione in generazione, nelle
mani di coloro che si sono succeduti nella gestione dei beni di famiglia: prima Israel, poi
Raffael Beniamino, a seguire suo figlio Israele e infine Vittorio.
Il documento più antico presente nell'Archivio della Famiglia Artom è datato 9 giugno
1725 e si tratta dell' "Atto d'investitura della casa del vicario capitolare Francesco
Bernardino Scardi in favore dell'ebreo Giuseppe Artom sino alla terza generazione
masculina". L'anno precedente era stato istituito il ghetto ad Asti con la conseguente
stipulazione di contratti di affitto a favore di ebrei nella parte interessata della città.
In un documento del 5 novembre 1749, riportato da Elena Rossi Artom, Giuseppe Artom
trovandosi "con numerosa famiglia a carico" affitta una casa più grande da Giambattista
Caponotto che da allora viene inclusa nel ghetto di Asti.
Nel 1823 fu acquisita la casa di abitazione.
La Famiglia Artom praticava fruttuosamente il prestito ad Asti, tra le poche attività
concesse agli ebrei che prima del 1848 non potevano possedere beni immobili né
frequentare l'università e di conseguenza praticare molte professioni. L'avvento delle
truppe napoleoniche in Piemonte concesse nuove libertà agli ebrei. L'attività di prestito
si intensificò grazie allo sviluppo della produzione della seta in Italia a scapito di quella
importata dalla Cina. Piccoli allevatori di bachi da seta si rivolgevano ai banchi degli ebrei
per ricevere prestiti per intraprendere la nuova attività, obbligandosi a restituire in breve
tempo quanto ricevuto più il tasso d'interesse. I banchieri Israel e suo figlio Raffael
Beniamino non solo prosperavano grazie a questa attività, ma poterono iniziare ad
acquistare terre per rivenderle a piccoli lotti ai contadini che lavoravano già su quel
fondo. Dando spesso loro credito se non avevano il contante necessario.
L'attività di prestito e di investimento in terreni spesso era gestita anche in società con
altri.
Secondo la Tavola Cronologica nel 1811 Israel rinnovò una società con Jacob Sanson
Ottolenghi (padre di Zaccaria e nonno di Enrichetta Ottolenghi), mentre nel 1837 venne
sugellato un "patto di famiglia" e la costituzione della "Ragion di Negozio Israele Artom e
figlio". Mentre nel 1842 nacque la Ditta Artom Luzzati in società con Moise Luzzati ,
nipote di Raffael Beniamino e cugino di Israele, e Calimani Debenedetti (rinnovata nel
1851 e nel 1861)
ambiti e contenuto Contiene atti notarili, mappe di terreni, atti di cause, scritture private; registri e libri mastri, corrispondenza con Municipio di Asti, opuscoli a stampa, ricevute relative ad offerte di beneficenza.
soggetto produttore
modalità di acquisizione La documentazione è rimasta conservata per qualche anno a Spinea, fino a che, nel 2002, la signora Sullam non ha espresso il desiderio di "depositare" l'archivio presso l'UCEI, a Roma. Nel corso del sopralluogo effettuato il 7 novembre 2002, Serena Terracina, segretaria della Fondazione per i beni culturali ebraici in Italia, trovò la documentazione divisa in 22 contenitori (scatole di cartone e cassapanche lignee) non numerati. Nella relazione affermava che si trattava di un "archivio lacunoso" e che lo stato di conservazione della documentazione appariva "precario", a causa della "presenza di muffe". 4 Per il trasferimento a Roma la proprietaria fece realizzare 21 cassette di legno (dimensioni 55x35 cm, altezza 40 cm). L'archivio giunse presso il Centro Bibliografico dell'UCEI il 26 marzo 2003, previo trattamento di disinfezione, deumidificazione e spolveratura presso la ditta Bromotirrena S.r.l. di Fondi. Il 22 dicembre, a seguito del sopralluogo effettuato da Elvira Gerardi e Paola Cagiano de Azveda, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio ha notificato l'avvenuta dichiarazione di notevole interesse storico dell'Archivio Artom (22-12-2003).
Note Parte della documentazione risulta in stato di cattiva conservazione: le carte sono ammuffite, o peggio "incollate", difficili da aprire o corrose da roditori. In questi casi non è stato possibile procedere a una schedatura, ma la documentazione è stata debitamente separata per non compromettere il resto delle carte.
note dell'archivista A cura di Costanza Stefanori
Roma, 2021
allegato
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