Fondo della Famiglia Artom

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contesto gerarchico
livello di descrizione fondo
identificativo logico
Titolo Fondo Famiglia Artom
data 1725 - 1928
consistenza buste 104
registri
soggetto produttore : ente
soggetto produttore : persona
soggetto produttore : famiglia
storia istituzionale/amministrativa, nota biografica Le tracce della presenza della famiglia Artom ad Asti risalgono al 1610, data dei primi atti notarili conservati presso l'Archivio di Stato di Asti. Secondo Elena Rossi Artom, autrice del volume Gli Artom. Storia di una famiglia della comunità ebraica di Asti attraverso le sue generazioni (XVI-XX secolo), Zamorani, 1997, la famiglia Artom sarebbe originaria di Francoforte. Dal primo Artom giunto "da terra tedesca", Abram, si dispiega a una dinastia che visse ad Asti per 14 generazioni. Quelle che interessano le carte conservate nell'Archivio Artom coprono l'arco cronologico che va dalla nona generazione, secondo il calcolo di Rossi Artom, sino alla dodicesima, ossia da Israel Artom, nato ad Asti nel 1758 di professione banchiere, a Vittorio Emanuele Artom, ragioniere, nato ad Asti nel 1857. Tra questi due estremi temporali l'albero genealogico della famiglia Artom si articola nel seguente modo: Sposatosi con Bella Segre (1771-1823) Israel Artom ebbe 10 figli di cui solo 5 superarono il terzo anno di vita: Moise (1791-1844), Adassà Ester (1793-1877), sposata con Angelo S. Luzzati, Raffael Beniamino (1795-1859), sposato con Benedetta Segre, Consolina (1797-1857), sposata con Isacco R. Artom, e Debora (1806-1839), sposata con Sansone Debenedetti. Dal matrimonio tra Raffael Beniamino e Benedetta Segre, avvenuto nel 1819, nacquero sei figli: Salvatore (1820-1843), Joseph Chajim (1823), Israele (1824-1891), Dolce (1826-1885), Alessandro (1827-1890) e Isacco Yonatan (1829-1900). Nel 1854 Israele sposò Enrichetta Ottolenghi. Dal loro matrimonio nacquero dodici figli di cui solo cinque superarono il nono anno di vita: Vittorio Emanuele (1857-1948), Camillo (1861-1890), Maria Clotilde (1865-1889), Alessandro (1867-1927) ed Ernesto (1868-1935). Vittorio sposò nel 1891 Gemma Pugliese dalla quale ebbe tre figli: Enrichetta, detta Henriette, (1892-1975), Camillo (1893-1970) ed Eugenio (1896-1975). Le carte che formano l'archivio Artom sono passate, di generazione in generazione, nelle mani di coloro che si sono succeduti nella gestione dei beni di famiglia: prima Israel, poi Raffael Beniamino, a seguire suo figlio Israele e infine Vittorio. Il documento più antico presente nell'Archivio della Famiglia Artom è datato 9 giugno 1725 e si tratta dell' "Atto d'investitura della casa del vicario capitolare Francesco Bernardino Scardi in favore dell'ebreo Giuseppe Artom sino alla terza generazione masculina". L'anno precedente era stato istituito il ghetto ad Asti con la conseguente stipulazione di contratti di affitto a favore di ebrei nella parte interessata della città. In un documento del 5 novembre 1749, riportato da Elena Rossi Artom, Giuseppe Artom trovandosi "con numerosa famiglia a carico" affitta una casa più grande da Giambattista Caponotto che da allora viene inclusa nel ghetto di Asti. Nel 1823 fu acquisita la casa di abitazione. La Famiglia Artom praticava fruttuosamente il prestito ad Asti, tra le poche attività concesse agli ebrei che prima del 1848 non potevano possedere beni immobili né frequentare l'università e di conseguenza praticare molte professioni. L'avvento delle truppe napoleoniche in Piemonte concesse nuove libertà agli ebrei. L'attività di prestito si intensificò grazie allo sviluppo della produzione della seta in Italia a scapito di quella importata dalla Cina. Piccoli allevatori di bachi da seta si rivolgevano ai banchi degli ebrei per ricevere prestiti per intraprendere la nuova attività, obbligandosi a restituire in breve tempo quanto ricevuto più il tasso d'interesse. I banchieri Israel e suo figlio Raffael Beniamino non solo prosperavano grazie a questa attività, ma poterono iniziare ad acquistare terre per rivenderle a piccoli lotti ai contadini che lavoravano già su quel fondo. Dando spesso loro credito se non avevano il contante necessario. L'attività di prestito e di investimento in terreni spesso era gestita anche in società con altri. Secondo la Tavola Cronologica nel 1811 Israel rinnovò una società con Jacob Sanson Ottolenghi (padre di Zaccaria e nonno di Enrichetta Ottolenghi), mentre nel 1837 venne sugellato un "patto di famiglia" e la costituzione della "Ragion di Negozio Israele Artom e figlio". Mentre nel 1842 nacque la Ditta Artom Luzzati in società con Moise Luzzati , nipote di Raffael Beniamino e cugino di Israele, e Calimani Debenedetti (rinnovata nel 1851 e nel 1861).
storia archivistica Secondo un documento dattiloscritto, firmato da Emilio, Guido, Vittorio ed Eugenio Artom e allegato in copia fotostatica alla pratica di acquisizione del Fondo della Famiglia Artom da parte dell'UCEI, nel 1942 si era proceduto alla divisione di tutte le carte e ricordi di famiglia. Il documento chiariva che si trattava di tutti i documenti ad eccezione quelli caduti nell'eredità del senatore Isacco Artom e assegnati al nipote Ernesto, ai sensi dell'articolo "D" del suo testamento. Per carte si intendevano tutti gli scritti di qualunque tenore eccetto quelli che riguardano Vittorio, Alessandro, Ernesto e i loro figli. Tali carte e oggetti sarebbero stati riuniti a via Cavour 22 esposti "alle 3 parti" per essere riconosciuti e divisi. Nei casi di dubbia appartenenza le carte sarebbero state versate in un fondo comune, eccettuate quelle che si sarebbe deciso di distruggere di comune accordo. A tale scopo Vittorio avrebbe messo a disposizione un locale nel palazzo di Asti in via Cavour 22. Ogni ramo della famiglia si sarebbe riservato di conferire a tale fondo, in originale o in copia, tutti i documenti e cimeli atti ad illustrare l'opera degli ascendenti dei rami stessi. Con ogni probabilità il presente archivio nasce dalla divisione del 1942. A causa degli eventi alluvionali che nel 1994 interessarono la città di Asti, le carte furono trasferite in Veneto, in località Spinea (VE), nella casa di campagna di Giovannina Sullam Reinisch, figlia di Henriette Artom (figlia di Vittorio) e Angelo Sullam. Su incarico della proprietaria nel 1996, l'archivio fu sottoposto ad una "prima ricognizione sulle tipologie documentarie e sugli estremi cronologici degli atti", come scrive la persona alla quale all'epoca fu affidato il lavoro, Anna Colò Navarro.Tale primo lavoro di ricognizione si è concentrato unicamente su 6 contenitori ed ha prodotto in particolare una schedatura analitica di parte della corrispondenza cui si può fare riferimento per ricerche più approfondite. Appunti e scritti, redatti su fogli volanti o post-it adesivi gialli applicati "direttamente" sulle carte, sono stati rintracciati in modo sparso su molto materiale e debitamente rimossi.
ambiti e contenuto
criteri di ordinamento Il lavoro di "ordinamento" dell'Archivio della Famiglia Artom conservato presso l'UCEI si è svolto tra marzo e novembre del 2021. Le carte si presentavano disposte su una ventina di pianetti corrispondenti alle casse utilizzate per trasportare il materiale, piegate a metà lungo l'asse mediana verticale e divise in pacchetti di contenuto spesso vario. Proprio a causa del disordine del materiale, dovuto ai vari passaggi, recuperi in extremis e trasferimenti, solo per alcune serie (7.2 e 8.2) è stato possibile recuperare l'ordine originario proposto dal soggetto produttore. Si è inoltre notato come il precedente lavoro di ordinamento, avviato quando le carte erano ormai giunte a Spinea, si fosse concentrato sulla corrispondenza. Le lettere in alcuni casi si trovavano raggruppate per mittente, in altri per anno, pertanto si è preferito, dati i tempi a disposizione, mantenere questo ordinamento. In generale si è dovuti ricorrere a un ordinamento logico al fine di dare il più possibile conto delle stratificazioni, delle differenti attività e delle persone che animarono queste carte. Sono state create 12 serie: le serie da 1 a 6 restituiscono la dimensione familiare, le serie da 7 a 10 la dimensione professionale, ossia gli affari della Ditta Artom e figli e quelli in società con altre persone o ditte. In fondo è stata lasciata una piccola raccolta di fotografie e di materiale a stampa e la documentazione allegata alla donazione dell'archivio effettuata da Giovannina Sullam Reinisch.
modalità di acquisizione La documentazione è rimasta conservata per qualche anno a Spinea, fino a che, nel 2002, la signora Sullam non ha espresso il desiderio di "depositare" l'archivio presso l'UCEI, a Roma. Nel corso del sopralluogo effettuato il 7 novembre 2002, Serena Terracina, segretaria della Fondazione per i beni culturali ebraici in Italia, trovò la documentazione divisa in 22 contenitori (scatole di cartone e cassapanche lignee) non numerati. Nella relazione affermava che si trattava di un "archivio lacunoso" e che lo stato di conservazione della documentazione appariva "precario", a causa della "presenza di muffe". Per il trasferimento a Roma la proprietaria fece realizzare 21 cassette di legno (dimensioni 55x35 cm, altezza 40 cm). L'archivio giunse presso il Centro Bibliografico dell'UCEI il 26 marzo 2003, previo trattamento di disinfezione, deumidificazione e spolveratura presso la ditta Bromotirrena S.r.l. di Fondi. Il 22 dicembre, a seguito del sopralluogo effettuato da Elvira Gerardi e Paola Cagiano de Azveda, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio ha notificato l'avvenuta dichiarazione di notevole interesse storico dell'Archivio Artom (22-12-2003).
Note A cura di Costanza Stefanori
informazioni redazionali
allegato
struttura gerarchica